Sono poche le celebrazioni religiose che possono surclassare la festa di Sant’Agata a Catania per intensità, devozione, spettacolarità e numero di fedeli e curiosi che vi partecipano. Si tratta di una delle feste patronali in assoluto più belle del mondo, al livello del Corpus Domini di Cuzco o della Settimana Santa di Siviglia: oltre un milione di persone si radunano in una città che ogni anno, per tre giorni, è completamente proiettata verso la celebrazione e nient’altro. Una città che si ferma, prende una pausa da tutto ciò che la attraversa quotidianamente, e si dedica interamente alla sua santa patrona.
Dal 3 al 5 febbraio 2012 avrete quindi la possibilità di assistere a questo evento sensazionale: tre giorni. Il primo è dedicato all’offerta di candele: secondo la tradizione, devono corrispondere in altezza e peso alla persona che le dona. Vengono portate in corteo undici candelore, ovvero candele votive che rappresentano corporazioni e mestieri, insieme alle carrozze Settecentesche che appartenevano tempo fa al Senato governante. Le maggiori autorità civili e religiosi partecipano alla raccolta della cera, che prevede un giro della fornace della superba Cattedrale barocca della città, intitolata alla santa patrona. Alla fine di questo giorno, in piazza Duomo uno spettacolo mozzafiato di fuochi artificiali .
Emozionante più di tutti è il secondo giorno: il 4 febbraio, la Santa incontra il popolo. Fin dalle prime luci dell’alba i “cittadini” si riversano nelle vie del centro storico, indossando il “sacco” e sventolando fazzoletti bianchi: un abito votivo tradizionale, costituito da un camice lungo fino alla caviglia legato in vita da un cordino, ma anche un berretto nero e guanti bianchi. Era l’abito che nel 1126 i catanesi indossavano correndo incontro alle reliquie, riportate in città da Costantinopoli. Il tesoriere, il priore e il cerimoniere sono in possesso delle tre diverse chiavi che aprono la porta della Cattedrale: il busto scintillante di preziosi e sorridente di sant’Agata viene finalmente portato su un fercolo d’argento e salutato dal Vescovo con la Messa dell’Aurora; dopodichè, tra il tripudio della folla, le urla e gli spari a festa, lo scrigno contenente le reliquie della santa viene caricato sul fercolo e finalmente portato in processione per le vie della città.
La processione dura tutta la giornata: il fercolo attraversa tutti i luoghi della città che sono parte della storia della vita della santa. Sono tra i quattromila e i cinquemila gli uomini che sostengono la possente vara, che, spoglia, pesa 17 quintali, ma può arrivare fino ai 30 quando caricata di fercolo, scrigno e ceri votivi. La cattedrale accoglie nuovamente il fercolo a notte fonda, alla fine della lunga processione.
Il 5 febbraio, l’ultimo giorno di celebrazioni, vengono sostituiti i garofani rossi che si trovano sul fercolo (simboleggianti il martirio) con i garofani bianchi, che simboleggiano la purezza. Nella cattedrale, in mattinata, si celebra il pontificale; al tramonto, poi, una nuova processione si snoda per il centro storico della città di Catania, ancora una volta gremita di persone. Particolarmente suggestivo ed impressionante è il momento in cui il fercolo passa per San Giuliano, con una discesa particolarmente consistente e quindi pericolosa visto anche il peso e l’imponenza della vara – il superamento positivo o negativo di questo ostacolo sarà considerato un buono o cattivo auspicio per l’anno nuovo. All’alba del sei gennaio, poi, ecco arrivare il fercolo nella splendida via Crociferi, dopo una nottata in cui i fedeli hanno sfidato il freddo al grido di “Viva Sant’Agata!”; a questo punto cala il silenzio e si eleva un canto la cui origine è persa nei secoli: il canto angelico delle monache di clausura. La notte è profonda e scura, ma viene infine illuminata dai fuochi d’artificio che concludono la celebrazione e salutano Sant’Agata, che viene riportata nella sua stanza, e tornerà a farsi vedere in occasione della festa del 17 agosto.